MATRIOSKla

MATRIOSKla

sabato 1 novembre 2014

Edimburgo - 24 hours

Edimburgo in 24 ore. 

Alle dieci e mezza di mattina sbarcare da un aereo e sentire l'odore della salsedine dei mari del nord. 

E poi trovare una stanza d'albergo grande come una casa. Calda come una casa. 

Attraversare la città in una giornata di sole e vento, quanto vento...e vedere il Royal Mile, il castello della città, le strade disseminate di nogozietti che mi parlano di whisky, tartan e cashmere. 

Un breve soggiorno, per aspettare la sera un concerto e poi entrare in un taxi.

E i tassisti che mi parlano di tutto, con quel bizzarro, ostico e attraente accento. 

Edimburgo e la sua veste medievale, le guglie, le facciate dei palazzi scurite e bruciate da una luce insolita, altissima, accecante. 

Una sala da tè corretto da un bicchiere di whisky locale e una torta al tè e al miele. Fuori la musica delle cornamuse.

A perdita d'occhi la città è seduta su di un vulcano spento, in lontananza nel mare nero un lothian galleggia statuario all'orizzonte.

Le strade del centro bucate da stretti cunicoli e stradine chiamati 'close' e poi la statua del padre del romanzo moderno Sir Walter Scott che siede ai piedi della Old Town e ne lascia fuori la New. 

E' sera, il vento non si è placato. Vado ad ascoltare musica, vado a incontrare nuova gente, vado a farni portare via dal vento...almeno per un weekend.

































































































































 

























giovedì 23 ottobre 2014

La grande sfida - Michael, Goran, Ivan e John

Sabato 18 ottobre sono tornata per un momento negli anni 90. Alcuni dei miei amici del tennis sono venuti a trovarmi a Milano. Non eravamo soli. Ma ho pensato che un po' di compagnia, per guardare un paio di match di tennis vecchio stile, non sarebbe stata male. Quindi, insieme a me al Forum di Assago verso le quattro e mezza del pomeriggio c'era un bel po' di gente a vedere come se la cavavano quattro eroi della racchetta.

Uno si chiama Michael, è un ragazzo cino-americano nato nel New Jersey, che ha vinto un importante torneo di tennis sulla terra rossa a Parigi nel 1989, di cui ora mi sfugge il nome ...mmmhhh...Diventò piuttosto noto nell'ambiente perchè vinse una memorabile partita di semifinale in preda ai crampi, con l'aiuto di un casco di banane e un imprevisto colpo di servizio 'dal basso', che sorprese l'avversario. Tale fu lo stupore, la lotta disperata e il clamore intorno a lui, che poi diventò davvero uno dei più forti tennisti in circolazione. Adesso, mi ha parlato della sua nuova carriera. Fa l'allenatore e ogni tanto se va in giro per il mondo, partecipa a dei brevi tornei di campioni, entra negli stadi ballando e si diverte a ripercorrere il suo passato.

Il signore un po' più appesantito che fu proprio l'avversario battuto da Michael in quel torneo francese, ha qualche anno in più. Ma la nostra amicizia ha un sapore speciale perchè nacque tanto, tanto tempo fa. Io ero piccola, avevo circa dieci anni e lui già era il tennista numero uno al mondo. Mi sentivo molto fiera di avere un amico così. Si chiama Ivan. Sapete...uno di quelli che per primo si comprò, negli anni 80, una racchetta da tennis non di legno, con una forma strana. Uno proprio figo con un fisico atletico da fare invidia e un fare da duro e misterioso tanto quanto la sua fuga dall'allora Cecoslovacchia comunista. Adesso ha i pettorali che lasciano un po' a desiderare, ma il fondoschiena per l'insù è sempre lui, solo n po' più 'nutrito' direi. Tra i suoi passatempi c'è il golf, che gioca insieme alle sue cinque figlie femmine nei verdi campi del Connecticut.

Il terzo dei miei amici si chiama Goran, è nato a Spalato ed è il più alto di tutti. 193 cm di potenza, un servizio che gli ha fatto vincere un certo torneo sull'erba, in un posto con un nome buffo vicino a Londra...ora mi sfugge come si chiami...però, so per certo che nel 2001 baciò una bellissima coppa dorata e l'alzò al cielo. Ora vive a LA e se la spassa con il suo ancora potente servizio, tanto che qui a Milano ha vinto la grande sfida tra i miei amici.

E infine c'è il mio miglior amico tennista, il suo nome è John.Qualche volta lo chiamo Mac. E' americano di New York. Mi ha insegnato a giocare a tennis, da lui ho imparato che cosa sia una volè, una vera volè. Quando mi insegnava a fare quella di rovescio si arrabbiava spesso, molte volte mi urlava dietro come un matto e spaccava le racchette e se qualcuno lo contraddiceva era meglio non essere nei dintorni in quel momento. Di solito non riusciva a prendere sul serio gli arbitri, ma lui era John. IL. Tennis. Ora non ricordo quante partite abbia vinto, perchè era tanto tempo fa. Quando ancora si giocava con la racchetta di legno, si indossavano le fasce di spugna per detergere il sudore sulla fronte e le magliette erano aderenti e infilate dentro ai pantaloncini corti quasi fino all'inguine. Quando ancora il tennis era un'arte e il mio amico John era il numero uno...