MATRIOSKla

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giovedì 29 novembre 2012

Lana del Rey languida come una diva...

Sono mesi che ho adocchiato questa bellona da copertina...Lana del Rey, americana di NYC. La classica fotomodella tutta gambe, che mi aveva colpito per la sua voce premeditatamente languida e una propensione al sound onirico, nonché a catastrofici temi pseudo-esistenziali trattati nelle sue canzoni. Già con 'Video games' mi aveva colpito. Mi era piaciuto il video un po' retrò e quel ritmo biascicato-ossessivo-rassegnato, insieme a quello sguardo da una che si è appena bevuta una bella birretta prima di cantare. Tra l'altro non sono andata molto lontana, quando ho scoperto che questa bella tipetta ha avuto i suoi problemi con ciò che lei stessa ha definito 'il suo primo amore', cioè l'alcol. Ma proprio nelle profonde molecole alcoliche dello spirito, talvolta, si nascondono portentose ispirazioni, combinazioni esplosive di disinibizione e talento. Oltre a quello, ci vuole spesso un bel po' di coraggio per cantare canzoni apparentemente tristi e malinconiche in un'era come la nostra, che fa di tutto per nascondere i mali dell'anima, che ci ricordano la nostalgia. Infatti definirei nostalgico il sound di Lana del Rey nel disco 'Born to die'. Nel disco uscito come 'Paradise Edition' il 12 novembre scorso, oltre a 'Video games' trovo molto belle 'Born to die', 'Blue Jeans' ma soprattutto 'Summertime sadness'. Un disco da ascolto immediato se si possiede la giusta sensibilità. Spero solo che regga il peso del tempo e che queste belle ispirazioni non sfumino al tentativo successivo.
Scavando nel genere dell'alternative hip-hop e indie pop ogni tanto qualche bella sorpresa ancora si trova, bisogna solo avere molto orecchio e tanta fiducia. Aggiungo un'ultima cosa che poco c'entra con la realtà, ma che appartiene solo alla mia percezione, alcune espressioni ed atteggiamenti del suo modo di cantare mi ricordano Amy Winehouse, anche se con la voce siamo su pianeti opposti.

mercoledì 28 novembre 2012

Dio odia il Giappone - D. Coupland

Confesso di aver comprato questo libro soltanto perchè parlava di Giappone. Ma ero molto scettica riguardo alla trama e soprattutto all'attendibilià dell'autore. Douglas Coupland, infatti è uno scrittore canadese di Vancouver, famoso principalmente per il suo libro d'esordio Generazione X del 1991; quella generazione alla quale anch'io dovrei appartenere. Tuttavia, quando sono incappata nella biografia dello scrittore ho dovuto ravvedermi in quanto a perplessità. Coupland è nato nel 1961 in Germania da genitori canadesi e ha trascorso la sua giovinezza in Canada a studiare fisica e successivamente arte e design, per poi spostarsi proprio in Giappone, esattamente a Sapporo. Ecco dunque svelato l'enigma. Il secondo interrogativo che avevo in testa era perchè dio dovesse odiare proprio il Giappone, come recita il titolo. Forse perchè l'indole estrema e cosí all'avanguardia di questo paese ne ha sempre fatto, agli occhi del mondo, un totem delle nostre ossessioni e del fanatismo? Puó darsi. Forse perchè dietro quella facciata di grande tradizione e storia si nasconde un mostro metallico alla Goldrake spietato e asettico? Anche questo è probabile.
In Dio odia il Giappone Hiro, il protagonista, è un ragazzo che tenta di sopravvivere alla sua generazione, ennesima ripetizione di quella generazione x che ha segnato definitivamente la sparizione di tutte le successive. Lo fa,  raccontando idealmente al suo clone i trucchi per affrontare una vita nella quale Hiro deve tentare di interrompere una sorta di maledizione e diventare davvero un uomo, ma lo fa anche -tra le tante bizzarrie -  lanciandosi contro le vetrine dei negozi come un pazzo...Una scrittura caustica, una narrazione sintetica come una droga e facilmente fruibile come un fast food, unite al tipico antieroe moderno fanno di questo libro un piacevole esempio della narrativa contemporanea.

domenica 25 novembre 2012

La sindrome del pesce



Sul sito del National Geographic, la foto del giorno oggi era questa. Mi ha ricordato subito qualcosa.
Mi prende la domenica...la sindrome del pesce...cioè...penso al lunedì mattina e mi assale il desiderio di essere un pesce. Non dover alzarmi perché i pesci non hanno un letto e forse laggiù nell'oscurità dell'oceano nemmeno si accorgono quando si fa giorno. La routine di una nuova settimana non esiste, perché ogni giorno la loro caccia comincia in un modo diverso. Saranno stanziali i pesci? Avranno una loro casa? Dovranno andare in ufficio, al lavoro, in fabbrica domani? Di certo non dovranno farsi una doccia o lavarsi i capelli e non saranno costretti a parlare con nessuno. Saranno muti. I pesci sono spesso in branco, ma non si guardano mai in faccia. Il loro sguardo sembra sempre assente. La domenica è così...inseguo quel vuoto infinito simile ad un fondo oceanico, in una realtà fatta di un non-giorno. E' la sindrome del pesce.

giovedì 22 novembre 2012

La Cina secondo Murakami

C'è un elefante, ma poi a un certo punto non c'è più e allora Haruki Murakami decide di farci un racconto e questo racconto finisce in una raccolta che si chiama 'L'elefante scomparso'.
Ma oltre all'elefante ci sono un nano ballerino, canguri e mostriciattoli verdi...ma non si parla di animali. Qui si parla di pensieri, di poteri soprasensibili e soprattutto di visioni. Il racconto è sicuramente quel ricettacolo interiore nel quale Murakami, di solito, riversa tutta la sua vena surreale. Dunque è inutile, talvolta, trovare un nesso tra l'inizio e la fine di un racconto. Talvolta, gli amici ai quali ho consigliato di leggere questa raccolta, mi chiedono che cosa vi trovi in queste letture. Per alcuni di loro trovare un senso alla narrazione è impossibile. Io rispondo che non sempre importano la storia o il suo sviluppo. Talvolta importa solo come ci sentiamo dopo aver condiviso certi bizzarri e insoliti pensieri. Quando scopro che certi pensieri non sono solo miei, mi 'accontento', e per me diventa un lusso, del piacere di vederli scritti proprio come avrei voluto fare io. Per esempio quando ho letto questo passo, per un attimo, ho pensato di avere il signor Murakami appollaiato nella mia mente.


da 'Una lenta nave per la Cina'

'...La Cina.
Ho letto un sacco di libri sulla Cina. Dagli Annali a La stella rossa cinese. Eppure la mia Cina esiste soltanto per me. In altre parole è me stesso. Come esistono soltanto per me New York, Pietroburgo, la Terra e l'Universo. La Cina gialla che occupa un'estesa superficie della Terra. Non credo che visiterò mai quel paese. Quella non è la mia Cina. Come non andrò a New York o a Leningrado. Non sono posti per me. Il mio vagabondare si svolge nella metropolitana o sul sedile posteriore di un taxi. Le mie avventure hanno luogo nella sala d'aspetto di un dentista o allo sportello di una banca. Non posso andare da nessuna parte, e non ci vado.
Tokyo.
Poi un giorno, in un vagone della linea Yamanote, persino questa città di Tokyo ha incominciato a perdere la sua realtà...Proprio così, questo non è un posto per me. Prima o poi le parole si esauriranno, i sogni si infrangeranno. Come se quell'adolescenza confusa che sembrava dover durare per sempre si fosse dileguata...'

mercoledì 21 novembre 2012

Paul McCartney - Tripping the live fantastic

Non so perchè, ma mi è sempre piaciuto di più Paul, che John. Parlo dei due John e Paul più famosi della musica...John aveva e ancora ha incollata addosso quell'aurea del mito e leggenda che spesso si acquisiscono post-mortem. A Paul è toccata - fortunatamente per lui e noi tutti - una sorte più  longeva e terrena. John aveva sempre quel ghigno anglosassone e quel paternalismo mascherato da guru, mentre Paul mi è sempre parso molto più sempliciotto e attraente. Un vero puro spirito della musica, accompagnato da un'enorme sapienza. C'è un disco nella mia collezione di Cd reali e non virtuali al quale tengo particolarmente. Oltre che aver avuto e tuttora avere un valore affettivo per me, penso che la musica che contiene abbia un valore ancora più assoluto per la storia della musica moderna, in generale. Si tratta di 'Tripping the live fantastic' di Paul McCartney. Un doppio disco live del 1990 che raccoglie 36 canzoni che appartengono al repertorio dei Beatles e alla carriera solista di Paul. Nonostante le canzoni dei Beatles si sentano ovunque e a qualsiasi età, con questo disco iniziò la mia conoscenza dei loro brani più famosi. Paul McCartney, infatti, reinterpreta e raccoglie in questo doppio disco molte tra le hit dei Beatles più famose. Avevo solo 14 anni quando a Natale, per regalo, ricevetti il disco. Mi ricordo la mia curiosità e impazienza nel leggere i titoli dei brani, già super famosi anche alle mie orecchie di giovane adolescente: 'The long and winding road', 'Let it be', 'Yesterday', 'Get back' e 'Hey Jude'. Insomma una specie di bigino di lusso, quasi due ore di musica e tanta, tanta nostalgia di cui, come la musica dei Beatles, non si può fare a meno.  
Una curiosità...il titolo allude al poema di John Milton 'L'allegro', che significherebbe muoversi e ballare a tempo di musica.

martedì 20 novembre 2012

Dr.Beats Solo HD Limited Edition Red

Ok, la mia natura di fashion victim per quanto riguarda le cuffie, ha colpito di nuovo e ha avuto il sopravvento. L'ultimo acquisto che mi sono concessa dal mio viaggio londinese è stato in uno dei miei negozi preferiti di Heathrow, il Dixon. Appena l'ho adocchiato, mi sono precipitata a vedere se vendessero le cuffie più richieste del momento e quanto costassero. Appurato che il modello che avevano era un modello basic, ma con caratteristiche leggermente avanzate e migliorate rispetto alla prima versione, ho ritenuto che il prezzo proposto, nonostante il passaggio sterlina - euro, fosse davvero ottimo.Il modello di cui parlo è il Dr. Beats Solo Hd Limited Edition Red. Oltre ad essere un godimento per gli occhi, queste cuffie lo sono principalmente per le orecchie. Questo modello, rispetto al precedente  ha un 12% di miglioramento della qualità del suono, soprattutto nei bassi, e un disegno del padiglione auricolare più confortevole. 
Nel complesso sono completamente innamorata del design e soddisfatta della qualità del suono che restituiscono, soprattutto quando si riesce anche a percepire che è la qualità della registrazione della musica che abbiamo nel nostro lettore a farne, innanzi tutto, un buon punto di partenza. Con queste cuffie è infatti possibile apprezzare la minima differenza della dedizione e la cura che i nostri artisti preferiti hanno voluto dimostrare e del prodotto che hanno voluto offrire. Quindi perchè limitarsi nella tecnologia che si può avere a disposizione per gustarsi la purezza dei suoni? L'acquisto di una buona cuffia come Dr. Beats, di cui principalmente apprezzo il senso di isolamento che  produce e dunque una resa totale eccellente, può a volte fare davvero la differenza in una delle cose che ad oggi sembrano così ovvie, come ascoltare la musica. 

martedì 13 novembre 2012

Sharlock Holmes è un trasgressore di altri tempi

 Rimanendo in argomento londinese, volevo segnalare la riscoperta di una classica lettura 'Le avventure di Sharlock Holmes'. Ingenui racconti che sentono il peso del tempo. Eppure in una Londra mite e allegra, così come l'ho trovata un paio di settimane fa, mi sono ritrovata a leggere durante la colazione e prima di dormire queste rocambolesche avventure, ancora molto godibili. Come si fa a leggere Sharlock Holmes nell'era dei milioni di C.S.I. e compagnia cantante che invadono e soffocano i nostri tempi? Semplice. Basta non guardare la televisione e piuttosto mettersi a leggere un libro.

Sharlock Holmes è un eroe di altri tempi. Travestimenti, ricerche su voluminosi tomi delle più disparate discipline, misoginia e tendenza all'uso di sostanze stupefacenti ne fanno l'antesignano dell'anti eroe moderno. Bastano poche righe per imparare la tecnica del meticoloso spirito di osservazione di cui è dotato il detective e di cui si sorprendono ogni volta i suoi malcapitati clienti e il suo fedele assistente Watson, dal cui punto di vista le vicende vengono narrate. Lo sapevate che pare proprio che in nessun racconto di Conan Doyle, l'autore abbia mai fatto davvero dire a Holmes la famosa e mistificata esclamazione 'Elementare Watson!'?

Eh già, esistono leggende metropolitane anche su di lui. Pare che inoltre sia diventato, agli occhi del critico letterario moderno, una sorta di tossicodipendente. La cocaina, la droga della gioia e dell'eccitazione, pare abbia ispirato le migliori rivelazioni del detective. Perchè dietro un grande mito c'è sempre un'enorme attitudine alla trasgressione? Non credo al mito dell'eroe maledetto fine a se stesso. Credo che questi eroi trasgressivi, siano essi scrittori, cantanti o fittizi protagonisti di famosi romanzi e letteratura, operassero una precisa e mirata ricerca della trasgressione per esaltare le proprie capacità e non che ne fossero sempre e necessariamente vittime. Certo, l'autocontrollo poi non è da tutti e dunque anche ad Holmes sono sfuggiti casi e anche alcuni dei suoi amati particolari. Forse uno fra tutti...che il tempo non perdona nessuno, ma  d'altronde chi legge questi racconti oggi, del tempo, ha una concezione tutta propria.

Emeli Sandè - Our version of events

 Trovandomi a Londra, mi sono chiesta quali novità musicali circolassero laddove la musica moderna è nata e continua a mietere nuovi volti. Uno fra tutti mi è parso davvero di scorgerlo un po' ovunque. Sui giornali, alla BBC, nelle riviste specializzate e nel negozio HMV dell'aeroporto di Heathrow dove ho comprato il suo CD originale. Volevo portarmi a casa qualcosa di mai visto, ma sinceramente, mi pare che anche l'Inghilterra stia un po' soffrendo il fenomeno 'Talent Show' (d'altronde anche quello arriva da lì) e che quindi sia abbastanza carente nell'ispirazione musicale. Tutto si somiglia abbastanza. Tutti copiano tutto. Bisogna davvero cercare, avere fortuna e costanza per scovare qualcuno che abbia ancora qualcosa da dire a proprio modo.
Queste due qualità mi pare di averle trovate in Emeli Sandè. Cantante di orgini zambesi con nazionalità scozzese, vive a Glasgow e mentre sperava di diventare una vera cantante studiava medicina all'università della sua città. Pare che cercasse addirittura di studiare come nascono le canzoni a livello neurologico. Davvero curiosa questa tipetta di 25 anni, che mi ha ricordato ai primi ascolti la grazie e la purezza vocale di Alicia Keys. Devo dire che la sua voce tersa e diretta mi è arrivata dritta in volto con canzoni come 'My kind of love', 'Mountains', 'Maybe' e 'Daddy'. Il primo ascolto del disco lasciava promettere male, il che per me è sempre un buon segno. Il primo ascolto di un disco non deve piacermi. Questa è una di quelle variabili che se si verificano lasciano il segno per il resto degli ascolti. Così è stato. Dopo qualche giorno di metabolizzazione non sono più riuscita a staccarmi dal disco.
Ho acquistato la versione 'special edition', dato che il suo disco è già in giro da un po'. Di 19 canzoni totali ce ne sono almeno una decina decisamente notevoli. Unica nota stonata: l'ennesima cover di 'Imagine' di JL di cui non ne posso più per quanto l'ho sentita.
Mi solleva sapere che ogni tanto un po' di musica decente ancora si riesca a scoprire. Meritato il successo di questa giovane cantante e tutti i premi che, soprattutto nel campo del soul e dell'R'n'B, in patria ha meritato.
Me ne sono tornata a casa da Londra con un bel regalo.

giovedì 8 novembre 2012

London Bridge is falling down...

Ma come fa una città così gettonata come Londra a sorprenderti ancora?
Lo fa mentre ti svegli al mattino e non piove...il sole squarcia il cielo, il vento ti spinge verso una lunga camminata autunnale nel cuore di un'Europa cosmopolita, brulicante, lucida.
Ti sorprendono il raffinato gusto di strade ben tenute, nonostante gli 8 milioni di abitanti che le calpestano, la pulizia dei luoghi pubblici e il tipico Lord inglese che mentre apri la cartina o consulti il tuo itinerario sull'ipod per la strada, ti chiede se hai bisogno di aiuto e con il sorriso sulle labbra, lo sguardo vitreo e la solita maniera di parlare alla stiff upper lip dà vita allo stereotipo del British man. Ma soprattutto ti cattura quel misterioso alone di storicità che ancora avvolge il Big Ben, dal quale immagini spuntare un uomo ricurvo che sbircia dalla cima la vastità del torbido Tamigi, oppure le luci sinistre e allo stesso tempo rassicuranti del House of Parliament.
Londra mi è sembrata una ragnatela, ovunque mi girassi ero preda delle sue maglie dorate. Oscura e vivace, tradizionalista e all'avanguardia, impossibile averne abbastanza o sentirsi soli...se dio salva la regina, io ne salvo la sua dimora.